
Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo.
Cesare Pavese
Ciao, sono CRISTINA MANFREDI, piacere di conoscerti!
Sulla via della moda
Me lo ricordo ancora il giorno in cui sono arrivata a Milano, dovevo iscrivermi all’università e mia sorella era venuta a prendermi in stazione per accompagnarmi in Cattolica. Lei è tre anni più grande di me e si muoveva disinvolta per la città. Mentre camminavamo, mi sembrava che tutti si accorgessero del mio essere provinciale: «La polentona piemontese rotolata giù dalle montagne, ma dove crede di andare, conciata così?». Nella mia città, andavo fiera del mio stile, avevo sdegnosamente abbandonato il regno dei jeans anonimi, dei twinset e della collanina d’oro appoggiata sul girocollo tanto amato dalle mie compagne di liceo, in favore di fuseaux improbabili, tentativo maldestro, lo so, di emulare quelli pazzeschi di Versace, da abbinare agli anfibi anche d’estate (tanto dalle mie parti pioveva pure in agosto).
In piazza Duomo, sentivo un misto di imbarazzo e libertà: era chiaro che tutti stavano ridendo di me (benedetta gioventù, se avessi saputo quanto non gliene fregava a nessuno del mio look, forse mi sarei quasi sentita offesa), però forse un giorno anche io avrei potuto fare parte di quel mondo, così dinamico, veloce, deciso.
Mi lasciavo guidare come un cagnolino al guinzaglio, quand’ecco che arriviamo in piazza Cordusio e vedo in lontananza la sagoma di un uomo che si staglia tra le altre. C’era il sole, sul naso avevo i Wayfarer d’ordinanza – un must all’epoca – perciò potevo permettermi di osservarlo meglio. La figura slanciata mi veniva incontro, un signore avanti negli anni, occhi dardeggianti, era un grande del giornalismo, riconosciuto solo all’ultimo. A ripensarci oggi, in quelle prime ore in città c’erano tutti i segni premonitori di cosa mi sarebbe successo all’ombra della Madunina.
Una laurea in lingue e una tesi sperimentale sulla moda alla corte di Elisabetta I d’Inghilterra mi avevano aperto le porte di un mega gruppo giapponese dove avevo avuto il compito di seguire le produzioni italiane di Marc Jacobs, no dico Marc Jacobs, a me che impazzivo per lui.
Una passione irrefrenabile per i vestiti, le borse, le scarpe, i cappelli di cui andavo a caccia nei negozi di roba usata, con buona pace degli amici che mi guardavano basiti. «Ma che schifo mettere la roba d’altri», mi dicevano e io me la ridevo, perché loro manco se la potevano immaginare la gioia di scovare un abito anni ‘40, con qualche buco da rammendare e chissà quale storia custodita tra le pieghe.
E poi una parentesi romagnola a fare quello che oggi chiamano upcycling, solo che noi i vestiti li smontavamo e rimontavamo quasi 20 anni fa. È stato lì che ho scoperto quanto mi piacesse scrivere, e quando sono tornata a Milano, anziché farla, la moda ho cominciato a raccontarla.
A 34 anni suonati, i miei coetanei iniziavano a comprarsi macchine e case. Io, invece, rifacevo la gavetta da zero, passando ore infinite in redazione, imparando quanto è difficile scrivere le brevi. Infilandomi di straforo alle sfilate pur di partecipare a quel rituale laico e meraviglioso delle passerelle. Sognando il giorno in cui a Parigi mi ci avrebbero mandata per recensire la haute couture.

Ho lavorato fino a mezzanotte, ho rinunciato a cene, vacanze, parrucchiere perché la paga era bassissima, ma alla fine a Parigi ci sono andata per davvero e pure a Londra, a Tokyo, a Shanghai, a New York.
Ho intervistato i più grandi (Valentino, Karl Lagerfeld, Giorgio Armani, tre nomi a caso), mi sono seduta sul divano di Coco Chanel, cenato a casa di Dries Van Noten, disquisito di musica con Donatella Versace e di creatività con Miuccia Prada, Raf Simons, Pierpaolo Piccioli. Ma non ho mai smesso di cercare nomi nuovi, di dare una chance a chi ancora deve dimostrare al mondo quanto vale, di restare in ascolto della moda e di quel che ha da dire a chi ha voglia di ascoltare.
Milano e la moda mi hanno dato tanto, adesso tocca a me ricambiare. Creativi, imprenditori, artigiani, ma anche buyer, venditori, cacciatori di tendenze è di loro che qui voglio parlare. Nomi al top o giovani talenti, manager visionari, fotografi che hanno fatto la storia o che stanno per esplodere, nuovi volti in passerella, oppure sarte da backstage, sono pronta a scoprire le loro storie, mentre in bici gironzolo per la città. E insieme a loro ci saranno racconti di persone e di luoghi che con la moda non c’entrano, ma che hanno qualcosa di unico da dire.
Photo: Mauro Pilotto
Photo: Chillaxingroad