Sulla via dei padri, un documentario sulla transumanza

Si chiama Sulla via dei padri il documentario sulla transumanza di Bruno Palma. Un racconto autentico, in cerca di pubblico

Due fratelli, uno regista e l’altro fotografo. I ricordi delle estati della loro infanzia, passate in gran parte a Bisaccia, il piccolo paese in provincia di Avellino da dove vengono i loro genitori. Lì Bruno e Manuel Palma assistevano due volte l’anno a un evento particolare, la transumanza, ovvero lo spostamento del bestiame fatto dai pastori per portare gli animali agli alpeggi nei mesi caldi e a valle quando le temperature si fanno più rigide.

Uno scatto di Manuel Palma del documentario diretto dal fratello Bruno Palma

Passano gli anni, i due bambini crescono, eppure resta in loro la fascinazione per un rituale antico e celebrato pressoché identico stagione dopo stagione. «Nella mia memoria è rimasto impresso quel passaggio di mandrie di vacche podoliche che attraversavano il paese dirette non si sa dove», spiega il regista Bruno, da tempo colonna portante di una casa di produzione a Roma. «Nel 2021 mi sono deciso, cercando informazioni per entrare in contatto con le persone che ancora oggi animano la transumanza».

Amici della famiglia Moscariello, protagonista del documentario. Photo Manuel Palma

«Ho conosciuto la famiglia Moscariello, dove Felice, il figlio Massimo e il piccolo nipote Manuel vivono il momento della transumanza con semplicità e, soprattutto nel caso del bambino, con passione», aggiunge Bruno, «così ho iniziato a riprenderli sia d’estate sia d’inverno». Il risultato è Sulla via dei padri, il documentario con cui negli ultimi tempi Palma ha vinto il premio Miglior documentario italiano al Festival del Cinema di Salerno; il premio Unpli e premio Isola del Cinema a Vision 2030; il premio Le Alpi al Valsusa Film Festival e quello Best Short Documentary al BIFF – Bruxelles International Film Festival.

Uno scatto durante le riprese del documentario Sulla via dei padri. Photo Manuel Palma

Chi, come me ha avuto la possibilità di vedere Sulla via dei padri, si è emozionato di fronte alla schiettezza calorosa dei modi, al senso di comunione tra i pastori, le loro famiglie, gli amici, tutti partecipi di un percorso lento, una via antica che incrocia le strade della modernità, dettando per una volta i ritmi ad automobilisti che avrebbero fretta, sì. Ma che una volta fermi per lasciar passare gli animali, sgranano gli occhi, diventano un po’ bambini.

Uno scatto durante le riprese del documentario Sulla via dei padri. Photo Manuel Palma

Io vengo da una cittadina in Piemonte dove ancora oggi le strade del centro rimbombano dei campanacci quando le mandrie salgono e scendono dagli alpeggi. Chiunque lì ci sia nato o ci viva, se li aspetta, senza sapere mai con esattezza quando arriveranno, finché ecco il giorno in cui si avverte il suono in lontananza e la gente si affaccia. In tanti anni, non ho mai sentito una protesta, un clacson, una polemica, anche se il traffico si blocca e in ufficio, dal parrucchiere, dal dentista si farà tardi. É la natura che viene a noi, ci ricorda che ancora esiste un modo di vivere in cui è lei a dettare i tempi e dove lavorare è fatica, sì, ripagata dalla sensazione di esserne parte.

Una delle mucche “passeggia” in un centro abitato nel documentario Sulla via dei Padri

Tutto questo Palma lo racconta con partecipazione che non è mai enfatica, la sua è una regia asciutta, senza orpelli e proprio per questo, consistente. Sa di non aver firmato il blockbuster e del resto quello non era il suo obiettivo. Avverto però la sua frustrazione, quella di chi sente di avere qualcosa da dire e una platea troppo ristretta di fronte. «Per ora il film gira solo nel circuito dei festival, dove ottiene sempre ottimi riscontri. Io vorrei che arrivasse a più gente possibile».

Uno scatto durante le riprese del documentario Sulla via dei padri. Photo Manuel Palma

Avvicinarsi al pubblico è una priorità non solo finanziaria. Il successo al botteghino di C’è ancora domani, l’esordio registico di Paola Cortellesi girato in bianco e nero, è la dimostrazione che le persone sono molto più aperte e curiose di quanto spesso vengano giudicate. La via dei padri merita di venire scoperto e assaporato, perché sa di buono. Come il latte appena munto.

Uno scatto durante le riprese del documentario Sulla via dei padri. Photo Manuel Palma
Cristina Manfredi
Cristina Manfredi

Sono una giornalista di moda e mi puoi leggere su Vanity Fair, Marie Claire, L'Officiel, Style Magazine del Corriere della Sera, F, Affari & Finanza di La Repubblica. Prima di entrare nel mondo del giornalismo, ho lavorato per grandi realtà del settore. La mia passione per il vintage mi ha anche portata, agli inizi degli anni 2000 a partecipare a un allora pionieristico progetto di upcycling. Sono anche docente IED - Istituto Europeo di Design dove insegno Fashion Journalism nei corsi Master.

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