
Rettitudine, coraggio, benevolenza, cortesia, sincerità, onore, lealtà e forza di carattere erano le otto più importanti virtù degli antichi samurai. E per me oggi.
Cristina Manfredi
I miei valori
Il mio primo colloquio di lavoro della vita è stato con un’azienda giapponese a pochi mesi dalla laurea e devo aver fatto buona impressione, visto che mi hanno assunta, facendomi così entrare nel mondo degli Arigatou gozaimasu*. Ho imparato le loro abitudini (grandi inchini, meravigliose terme e infiniti tirar su di naso mentre si mangia la zuppa calda, perché da quelle parti sta male portare il fazzoletto al naso quando si è a tavola). Ho passato ore comunicando a gesti con i miei colleghi che masticavano poco o niente l’inglese. Ho cenato alle sei e mezza di sera e ho fatto attenzione a non avere mai i calzini bucati, per potermi sfilare senza imbarazzi le scarpe, come fanno loro ovunque vadano. Ho amato gli omiyage, la loro usanza di portare sempre un regalino quando vengono in visita, ho adorato la torta Castella (rivisitazione buonissima del pan di Spagna) e sono andata giù di testa quando non rispondevano alle mie domande, solo perché non erano contemplate nei loro schemi mentali.
Nitobe Inazo – Bushidō: l’anima del Giappone
Nel tempo ho compreso la loro etica, il codice morale delle menti più raffinate e così simile ai principi che mi hanno trasmesso i miei da bambina. Il Bushidō era il codice non scritto di cavalleria dei nobili guerrieri giapponesi, i samurai. Letteralmente significa “la via del guerriero” e i cavalieri dovevano attenersi a quelle regole nel periodo feudale, tra la fine del XII secolo e il 1867, quando la classe guerriera fu abolita e il portare in pubblico una spada divenne fuorilegge.
Nel 1899 Nitobe Inazo scrisse un libro divenuto poi di culto, Bushidō: l’anima del Giappone in cui spiegava:
“Avere grandi onori e privilegi, e di conseguenza grandi responsabilità, fece sì che i samurai sentissero la necessità di uno standard di comportamento comune, soprattutto perché erano sempre belligeranti e appartenevano a clan diversi.”
Nitobe Inazo – Bushidō: l’anima del Giappone

Le 8 virtù dei Samurai
Rettitudine, coraggio, benevolenza, cortesia, sincerità, onore, lealtà e forza di carattere erano le otto più importanti virtù per un samurai allora. E per me oggi.
Così Inazo, le descriveva una per una:
Rettitudine
«Rettitudine è il potere di decidere la propria condotta senza tentennamenti: morire quando è giusto morire e colpire quando colpire è giusto. Senza la rettitudine né il il talento, né la conoscenza possono rendere un uomo un samurai».
Coraggio
«Coraggio significa fare ciò che è giusto. Prendere ogni sorta di rischio, mettere a repentaglio la propria vita, correre incontro alla morte – tutto ciò viene spesso inteso come valore… ma… morire per qualcosa che non lo merita, è una morte da cani».
Benevolenza
«La benevolenza, o Bushi no nasaké – la tenerezza del guerriero – implica compassione non come un cieco impulso, ma come riconoscimento del rispetto per la giustizia, quando la compassione non è un mero stato mentale, ma è sostenuta dal potere di salvare o di uccidere. L’uomo benevolente è anche attento a chi soffre ed è in difficoltà».
Cortesia
«La cortesia è una povera virtù, se attuata solo per paura di offendere il buon gusto. Al contrario, dovrebbe essere la manifestazione esterna di un’attenzione empatica ai sentimenti altrui. Nella sua forma più alta, la cortesia sfiora quasi l’amore».
Sincerità
«La sincerità è il principio e la fine di tutte le cose; senza sincerità non ci sarebbe nulla. Bushi no ichi-gon – la parola di un samurai…era garanzia sufficiente della veridicità delle sue asserzioni».
Senso dell’onore
«Il senso dell’onore che implica una vivida consapevolezza della dignità e del valore personale caratterizza il samurai, nato e cresciuto nel riconoscimento dei doveri e dei privilegi della sua professione. Il buon nome, la propria reputazione, la parte immortale di sé diveniva un aspetto naturale e ogni violazione di quella integrità era sentita come una vergogna».
Lealtà
«Il dovere della lealtà era la chiave di volta nel rendere le virtù feudali un arco simmetrico. La fedeltà personale è un’adesione morale esistente tra tutti i tipi e le condizioni umane… ma è solo nel codice dell’onore cavalleresco che la lealtà assume un’importanza capitale».
Forza di carattere
«Il primo punto da osservare nella pedagogia cavalleresca era la costruzione del carattere. Il lusso era la più grande minaccia per la virilità e alla classe guerriere era richiesta la più austera semplicità».
Per fortuna io non affronto battaglie epiche e mi limito ad aggirarmi tra i reami grandi e piccoli della moda. Ma la penna è la mia spada ed è tenendo a mente e nel cuore i principi del Bushidō che scrivo giorno dopo giorno.
*Arigatou gozaimasu, in giapponese significa Grazie nell’accezione più formale.
L’attore giapponese Hasinosuke Nakamure durante una rappresentazione a Tokyo nel 2015.
Un frame del film del regista giapponesee Akira Kurosawa, I sette samurai del 1954.