«Se hai un marchio di moda indipendente, troverai sempre molti ostacoli nella distribuzione». È partita da qui Gentucca Bini, stilista, architetta e designer milanese, per ideare Fabbrica Bini, un format di vendita privata su invito pensato per i marchi indie, la cui terza edizione si terrà a Milano dal 9 al 19 novembre nella ex fabbrica di Superga di viale Cermenate, dove Gentucca vive e lavora.

Nata e cresciuta in una famiglia a metà tra l’architettura, l’alta moda e l’arte, dopo la laurea in architettura e industrial design, Bini entra a Parigi nell’atelier di Pierre Cardin e collabora con Karl Lagerfeld, realizzando per diverse stagioni degli accessori per le sfilate couture di Chanel, mentre in Italia, fa consulenze per Gianfranco Ferré e Blumarine, e, nel 1997, lancia il suo marchio che sviluppa ancora oggi con un approccio anti-convenzionale. Diventa direttrice creativa di Romeo Gigli, di MCM e di Mantero Seta e dal 2014 collabora con Alcantara, senza mai smettere di coltivare la sua indipendenza creativa. «Sono felice della mia condizione, però volevo risolvere quello che, per realtà come la mia, forse è il problema fondamentale», spiega Gentucca.

«In giro ci sono molti pop-up shop, ma non sono una soluzione perche non ti permettono di fare sistema», spiega Bini. Quello che lei si è proposta di fare è proprio unire le forze e permettere ai marchi indie di vendere direttamente, evitando i ricarichi delle boutique, ma non solo. «Con questo format, chi partecipa non deve pagare nessuna commissione a noi organizzatori e il ricavato delle vendite arriva direttamente sul conto della società», puntualizza Bini, che aggiunge: «Chiediamo un fee d’ingresso molto contenuto per pagare il personale di vendita, che gestisce tutti i brand presenti, i costi di gestione dello spazio e la comunicazione a cui poi si affianca quella dei singoli, aumentando la cassa di risonanza. In più, il format ha un altro grande vantaggio perché i partecipanti possono finalmente presentare le collezioni con maggiore coerenza».

Non si tratta solo di puntiglio artistico, una delle altre grandi difficoltà della moda che non ha alle spalle grandi gruppi è la frammentazione degli acquisti fatti dai buyer. «Quando non hai un tuo punto vendita in cui esprimere pienamente la tua visione, il tuo progetto viene spesso disgregato da un buying a spizzichi che rende complesso il raggiungimento dei minimi di produzione», racconta Gentucca che con Fabbrica Bini ha un obiettivo chiaro: «Attivare un network di designer, con una filosofia simile alla mia». Per questo motivo la selezione dei marchi presenti è stata fatta con un approccio di vera e propria curatela insieme a Monica Dolfini e Milva Gigli, entrambe stylist di alto livello che hanno sviluppato ciascuna un proprio progetto (le borse Malaga4 di Monica e i pigiami con tessuti upcycled Orocrudo di Milva).

Tra i partecipanti, oltre ai già citati Malaga4 e Orocrudo, ci sono naturalmente Gentucca Bini con le sue Uniforms, Vivetta, Mantù, Viola Pisenti, Pairi Daeza, Phaeonia, Carlotta Canepa, Lara Chamandi, Exati, Le petit Chat per la moda e gli accessori, mentre sul fronte home sono presenti Alonpi, Bitossi, L’Antichambre Persane, Rue Herold, oltre al progetto The Bench, firmato da Studio Hamor per Biagini e alle fotografie di Laura Baiardini. E per la prima volta verrà dato spazio anche all’editoria indipendente. «Ci sarà Edicola Bini, con una selezione di libri e zines come Archivio, Alla Carta, Bellissimo, The Greatest Magazine, Eccetera, Sali e Tabacchi, Contorno, The Collector, Toilet Paper, Cap74024», aggiunge Gentucca, prima di concludere con una considerazione importante: «Ora che abbiamo messo a punto e registrato il format Fabbrica Bini, possiamo portarlo in giro per il mondo e aiutare anche designer stranieri a fare sistema».