Paraventi. Una mostra sorprendente in Fondazione Prada

Si chiama Paraventi ed è la mostra curata da Nicholas Cullinan, appena inaugurata in Fondazione Prada. Da vedere

Non so come facciano, ma in Fondazione Prada ci riescono sempre. Ogni volta che ricevo un invito per visitare in anteprima le loro mostre a Milano rimango un po’ freddina, mi dico che non sembra interessante come quella precedente, di cui peraltro avevo pensato lo stesso. Poi cambio idea.

Arrivare in Fondazione in una piovigginosa sera d’autunno è emozionante. Lo è ancora di più visitare l’exhibition con il curatore dopo la chiusura al pubblico.

Un mio scatto all’arrivo in Fondazione Prada

La mostra in questione si chiama Paraventi. Folding Screens from the 17th to the 21st Centuries e a curarla è Nicholas Cullinan, direttore della National Portrait Gallery di Londra, nonché persona dallo squisito sense of humor. L’idea che in sè mi sembrava poco attraente, nella pratica è una continua esplosione di meraviglia a più livelli. Da una parte c’è l’ammirazione per i pezzi più antichi in arrivo da Cina e Giappone, ma basta addentrarsi negli spazi sviluppati in collaborazione con lo studio di architettura SANAA dy Kazuyo Sejima e Ryūe Nishizawa, per capire che c’è di più.

Una mia veduta della sala al primo piano della mostra Paraventi, in Fondazione Prada

L’exhibition, visitabile fino al 22 febbraio 2024, raduna un’eccezionale selezione di opere antiche, contemporanee, realizzate apposta per l’occasione, oppure nate con una finalità più pratica (come il paravento di Francis Bacon risalente agli inizi del suo percorso, quando ancora lavorava come decoratore). Ciò che emoziona è di certo la qualità e la varietà delle opere esposte, ma soprattutto il pensiero, la visione d’insieme di chi la mostra l’ha concepita, ricercata e infine messa insieme, perché dimostra come siano i collegamenti, le connessioni tra mondi apparentemente distanti a rendere un punto d’osservazione fuori dall’ordinario.

Un mio particolare del paravento di Lisa Brice, Untitled, 2022.

Mi muovo cauta tra un capolavoro messicano del 1718, un esemplare nipponico del 17esimo secolo o uno di Pablo Picasso del 1915 e so cosa di questa mostra più di tutto mi conquista: la capacità di credere in un’intuizione. Quella che le opere esposte non siano solo uno squadrone di paraventi, ma un invito a non lasciarsi mai incastrare da una definizione.

Un mio dettaglio di William Morris (progetto), Jane Morris ed Elizabeth Burden (realizzazione), Paravento ricamato con le figure di Lucrezia, Ippolita ed Elena, 1889.
Cristina Manfredi
Cristina Manfredi

Sono una giornalista di moda e mi puoi leggere su Vanity Fair, Marie Claire, L'Officiel, Style Magazine del Corriere della Sera, F, Affari & Finanza di La Repubblica. Prima di entrare nel mondo del giornalismo, ho lavorato per grandi realtà del settore. La mia passione per il vintage mi ha anche portata, agli inizi degli anni 2000 a partecipare a un allora pionieristico progetto di upcycling. Sono anche docente IED - Istituto Europeo di Design dove insegno Fashion Journalism nei corsi Master.

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